Numeri e figure Der Noir

Numeri e figure: il nuovo album dei Der Noir: tra atmosfere dark e suggestioni elettroniche

L’ultima fatica del gruppo romano Der Noir porta il nome di Numeri e figure ed esce a distanza di un anno dal loro album di debutto A Dead Summer. Il 5 ottobre il disco è stato presentato durante un concerto al Circolo degli Artisti di Roma. Siamo al cospetto di un lavoro composito, intriso di un simbolismo personale ed allo stesso tempo codificato ed arcano, che mantiene intatte le premesse dark del primo album e non delude le aspettative.
Si parte con l’affilata Carry on, prima traccia dell’album, introdotta da un’eco elettronica anni ’80, che s’intreccia ad un giro di basso rotondo e geometrico, su cui s’innesta la voce profonda e crepuscolare, dagli echi vagamente Bowiani, di Manuele Frau. Al brano d’apertura segue la title track Numeri e figure. Questa traccia, che fa da fondamenta e manifesto di stile a tutto il disco, traduce in musica le Corrispondenze baudeleriane, rammentandoci che siamo circondati da una labile trama di simboli, nascosti tutti intorno a noi e pronti ad essere tradotti (“lungo queste strade / numeri e figure mi svelano il presente / aiutandomi a capire che / tutto quello che ho è qui”), tentativo che spetta in primis proprio all’arte. Ed è a questo che la musica dei Der Noir di fatto ci conduce, tramite un’opera di sottile disvelamento. Le atmosfere ricordano i primi Litfiba, sia nelle sonorità, che nel modulare della voce di Manuele Frau.

I numeri, come promesso dal titolo, percorrono l’intero album, partendo proprio da Zero, la terza traccia, simbolo che contiene in sé l’eterno divenire e l’infinito. Fino ad arrivare al numero stesso delle tracce, nove, che suggerisce un ulteriore rimando alla numerologia. Una simbologia esoterica che lega ogni traccia alla seguente, costruendo un complesso percorso narrativo in musica. Ed è attraverso nove gironi infernali ed altrettante sfere celesti, che la musica dei Der Noir sembra trascinarci. Le direzioni tuttavia non sono univoche, la rete è percorribile in alterne e svariate diramazioni, come in un sogno siamo trascinati a fondo e sollevati da terra, cullati dalle onde di questa melodia cupa e martellante. Spetta al singolo L’Inganno, che ha preceduto l’uscita dell’album, risvegliarci per un secondo dal torpore e traghettarci in una dimensione meno onirica, più terrena, sottolineata dalle note materiche della tromba e dal tema d’amore, declinato in sfumature post romantiche. La radice dark wave è evidente, la parte più oscura degli anni ’80 rivive in questo album fondendosi al un suono netto e pulito dei synth. Alla mente tornano atmosfere e suggestioni impossibili da non cogliere e da dimenticare per chi ha amato, seppur in differita, il filone dark anni ’80 e che scopre con piacere l’eredità che quell’era ha lasciato alla nostra generazione. Viene naturale citare nomi come Christian Death, Clan of Xymox , Bauhaus, Dead Can Dance, influenze decisive per questa band romana, che tuttavia in questo nuovo lavoro ha operato un distacco dall’esordio, tentando nuovi approcci e soluzioni e trovando una direzione del tutto personale, molto più ponderata. Il ghiaccio della loro morta estate inizia infatti a sciogliersi nelle atmosfere malinconiche, mentre i ritmi ossessivi dei loop e delle campionature e la matrice elettronica del primo album, sono attenuati da un andamento più melodico. I testi sono ibridi, come il nome della band, alternando l’inglese all’italiano, con una breve ed indovinata incursione del tedesco nella title track. Il basso ci guida, nel pieno rispetto della tradizione wave, imponendo il ritmo e scandendo l’ipnosi musicale, unito all’onda elettronica, piena ed avvolgente. La strumentale Sunrise ci conduce verso una landa buia, Kaliyuga, termine che nella tradizione induista indica un’epoca oscura, in un certo senso un monito al pericolo che quell’era si riaffacci oggi, con il suo spettro di conflitti e caos. E ancora la litfibiana Metamorfosi, un brano intenso, che profila una deriva filosofica, fino all’ideale sutura poetica operata dall’onda melodica del sassofono, che chiude questo pellegrinaggio oscuro e viscerale.

Un disco che ci invita a pensare e soprattutto ascoltare per simboli, lasciandoci catturare da visioni scaturite dal susseguirsi di numeri e figure. L’identità sonora dei Der Noir è spiccata e netta, nonostante le influenze portanti, ed altrettanto definito e coerente è il loro percorso, che attraversa la musica oscura e le sonorità del synth rock anni ’80, trasferendole nella modernità e contribuendo a creare un progetto musicale metafisico ed affascinante.

Michela Chessa su 100Decibel

Der Noir sono: Manuele Frau (voce, basso elettrico, synth), Manuel Mazzenga (chitarra elettrica, synth) e Luciano Lamanna (batteria, synth).

Tracklist:

01. Carry on
02. Numeri e figure
03. Zero
04. L’inganno
05. Sunrise
06. Kali Yuga
07. Metamorfosi
08.She’s the Arcane
09. The Forms

Michela Chessa per 100Decibel