Vecchi difetti

Vecchi difetti

Disordinatamente.

Disordinata mente.

Mente disordinata.

Mento, disordinatamente.

Fermare un pensiero è un’impresa titanica. E pensare che ogni giorno ne impacchettano e ne vendono di già pronti. Pensieri in scatola per ogni occasione. Ne afferro uno, non mi piace, lo butto. Ne afferro un altro, non credo sia possibile che questo sia mio, via. Ne formulo uno solo, ora, sfondo il flusso di coscienza e mi concentro, un solo pensiero per i prossimi due minuti: errori di valutazione. Stessi passi, stesse buche, stessa storta, vecchi difetti… perché di me trattengo gli attimi, conosco gli angoli, ma il resto fluisce oltre gli argini, lentamente e circolarmente.

Mente circolare. Circolare mente.

Sento le mie corde vibrare e all’improvviso il silenzio, assoluto e profondo, dopo quel suono cristallino. E mi appartiene l’assenza, l’assenza di suono e il suo colore di foglie morte. Questa smania di dare un nome alle cose, ha contagiato anche il nulla, e ciò che avrebbe bisogno di un nome perde il proprio valore nel cercarlo, poiché il linguaggio è una sfida aperta alla mutevolezza del sentimento.
Vecchi difetti, vecchie ferite, vecchi ricordi.
Nuovi colori, occhi screziati, nuovo sentire anomico.
Torno al flusso, scarto pensieri, vecchi pensieri, nuovi difetti.
Stop.

Domenica 29 maggio 2011
Michela Chessa